Dopo averti acclamato e festeggiato, ora ti girano le spalle e ti sbeffeggiano. Il discepolo che poco tempo fa ti voleva lavare i piedi e diceva che non ti avrebbe mai lasciato da solo, finge di non conoscerti e scappa. Tua madre e le altre donne non possono far altro che piangere. Il Padre che è nei cieli, nell’ora più triste della tua vita terrena, alla tua richiesta di aiuto, non può ascoltarti.
Fallito e perdente: questo si penserebbe di te se oggi fossi inchiodato alla croce, in un mondo dove contano i soldi e la carriera, dove il 20% più ricco della popolazione possiede l’82% di tutti i beni e i servizi. Ci siamo assuefatti ad un modo di vivere la nostra vita dove tutto è progettato talmente bene anche nei minimi particolari che se interviene qualcosa di esterno a modificarli sembra che tutto ci crolli addosso: sarebbero pochi quelli che reagirebbero ad un tale episodio, in silenzio, sapendo che ciò che accade non rientra nei nostri piani ma nei progetti di Dio.
Per noi uomini la croce vorrebbe dire che tutto è terminato, ma tu ci insegni che è diverso. La tua “storia” non ha qui la fine, ma ha nella tua passione e morte l’inizio. La tua non è la morte di uno sconfitto, ma del vincitore sul peccato. Sotto la Croce ti attende tua madre con le mani aperte, le stesse mani che ti accolsero con gioia dopo l’annuncio dell’Angelo.
E sotto la Croce, con tua Madre, non dobbiamo avere paura di stare anche noi, a meditare sulle tante croci dei giorni nostri: a chi si affida a indissolubili amicizie, purtroppo solo di facciata che si sfaldano ai primi disaccordi e che rimangono soli, chiusi in loro stessi; alle popolazioni vittime della guerra, chi provato da anni di scontri etnici e chi liberato da una dittatura e ora alle prese con un’altra dittatura travestita da democrazia, che vedono sempre più lontana una speranza di pace; a quelli abituati al lusso, al benessere, al potere che da un giorno all’altro vedono crollare tutto e non hanno niente di solido a cui aggrapparsi, a quella ragazzina africana che risponde al missionario, che l’avvertiva che se si andava a prostituire rischiava di prendersi l’aids: «Scrivi su un pezzo di carta “morta per fame” e su un altro pezzetto “morta per aids” e tira a sorte: uno vale l’altro». Dobbiamo essere noi a far scendere questi “nuovi crocefissi” dalle loro croci, accoglierli tra le nostre braccia e seguirti sulla via della Pace come Tu ci hai insegnato.
Paolo
Fallito e perdente: questo si penserebbe di te se oggi fossi inchiodato alla croce, in un mondo dove contano i soldi e la carriera, dove il 20% più ricco della popolazione possiede l’82% di tutti i beni e i servizi. Ci siamo assuefatti ad un modo di vivere la nostra vita dove tutto è progettato talmente bene anche nei minimi particolari che se interviene qualcosa di esterno a modificarli sembra che tutto ci crolli addosso: sarebbero pochi quelli che reagirebbero ad un tale episodio, in silenzio, sapendo che ciò che accade non rientra nei nostri piani ma nei progetti di Dio.
Per noi uomini la croce vorrebbe dire che tutto è terminato, ma tu ci insegni che è diverso. La tua “storia” non ha qui la fine, ma ha nella tua passione e morte l’inizio. La tua non è la morte di uno sconfitto, ma del vincitore sul peccato. Sotto la Croce ti attende tua madre con le mani aperte, le stesse mani che ti accolsero con gioia dopo l’annuncio dell’Angelo.
E sotto la Croce, con tua Madre, non dobbiamo avere paura di stare anche noi, a meditare sulle tante croci dei giorni nostri: a chi si affida a indissolubili amicizie, purtroppo solo di facciata che si sfaldano ai primi disaccordi e che rimangono soli, chiusi in loro stessi; alle popolazioni vittime della guerra, chi provato da anni di scontri etnici e chi liberato da una dittatura e ora alle prese con un’altra dittatura travestita da democrazia, che vedono sempre più lontana una speranza di pace; a quelli abituati al lusso, al benessere, al potere che da un giorno all’altro vedono crollare tutto e non hanno niente di solido a cui aggrapparsi, a quella ragazzina africana che risponde al missionario, che l’avvertiva che se si andava a prostituire rischiava di prendersi l’aids: «Scrivi su un pezzo di carta “morta per fame” e su un altro pezzetto “morta per aids” e tira a sorte: uno vale l’altro». Dobbiamo essere noi a far scendere questi “nuovi crocefissi” dalle loro croci, accoglierli tra le nostre braccia e seguirti sulla via della Pace come Tu ci hai insegnato.
Paolo
Nessun commento:
Posta un commento