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In un romanzo scritto e ambientato nella Francia dell’immediato dopo guerra “I Santi vanno all’inferno”, incentrato sull’esperienza ei preti operai, l’autore, Gilbert Cesbron, fa dire al protagonista al termine della messa: «Andate, la vostra missione comincia».
Con la stazione che stiamo meditando comincia anche l’ultima missione terrena di Gesù: quella della vittoria sul dolore e sulla morte attraverso l’accettazione di una condanna ingiusta e il persono dei suoi assassini.
Viviamo in un’epoca in cui tutti ci siamo attribuiti il ruolo di giudici per emettere sentenze e condannare coloro che riteniamo i disgraziati della storia: chi uccide i poliziotti, chi è terrorista, chi evade le tasse, chi decide le guerre, chi inquina, chi sfrutta donne e bambini, chi sevizia, sequestra o uccide soprattutto i minori, ma anche chi fa scelte di vita ritenute esecrabili o sconvenienti, chi disturba la nostra normalità e il nostro tranquillo benessere, chi sconvolge le regole sociali.
Però Gesù ci insegna, proprio nel subire un processo farsa e un’ingiusta condanna, che non dobbiamo mai giudicare e condannare.
Condannare l’errore sì, le persone mai. Combattere l’ingiustizia sì, ma operare per il riscatto di chi sbaglia: «non giudicate e non sarete giudicati» «Gli antichi vi hanno detto dente per dente, ma io vi dico amate i vostri nemici, pregate per chi vi perseguita».
Anche con questo atteggiamento contribuiamo a pacificare la società lacerata; dice il salmo (54): «ho visto nella città violenze e contese… e non cessano nelle piazze sopruso e inganno»; comprensione e misericordia sono l’atteggiamento per disinnescarle e rendere testimonianza alla Speranza. Farsi carico di questa fragilità sociale è un compito a cui ci ha invitato il Convegno di Verona.
Allo stesso tempo perdonare e non giudicare significa, come dice Enzo Bianchi, non essere «gruppo di pressione… che diventa intransigenza arrogante, e contrapposizione a una società giudicata malsana e priva di valori. No, non è con questo giudizio e disprezzo dell’altro, ritenuto incapace di etica, non è misconoscendo la pluralità di valori presenti anche nella società non cristiana, che si può stare nella storia e tra gli uomini secondo lo statuto evangelico».
Gesù che si mette volontariamente nelle mani degli accusatori è il modello di chi, con la non violenza e la mitezza, vuole concorrere a sconfiggere, insieme alla morte e al peccato, anche tutta la violenza.
Gesù fa che impariamo ad applicare i tuoi insegnamenti: «rimetti a noi come noi rimettiamo ai nostri debitori», «chi è senza peccato scagli per primo la pietra» e a saper perdonare fino a 70 volte 7 e non condannare altre visioni e altri stili di vita perché non condanniamo di nuovo Te presente anche nell’uomo peggiore, che Tu hai reso nostro fratello.


Carlo

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